Ho letto “Cristo si è fermato a Eboli” soltanto l’anno scorso. Mi è capitata in mano una vecchissima edizione ingiallita. Le sue pagine emanavano quell’irresistibile profumo di biblioteca, al quale non ho saputo resistere. L’ho divorato.

Subito dopo ho preso carta e penna per scrivere una lettera a Carlo Levi, una di quelle lettere che si scrivono quando si sa già a priori che il destinatario non potrà leggerle mai. E’ stata una di quelle lettere che di solito, una volta scritte, si chiudono poi per sempre in un cassetto.

In uno di questi pomeriggi d’estate, mi è ricapitata tra le mani…

Vedi Carlo,

Non so quanti anni sono che non scendi a Gagliano, ma a questo giro ti toccherà. Voglio farti vedere la tua vera terra perché è cambiata tanto, perché è cambiata troppo. Lo so, non cominciare con le scuse che sei un torinese, in verità sei lucano nell’anima, altrimenti anche tu ti saresti fermato a Eboli. Oggi, non è lì che finisce la strada. Dopo la guerra, si sono inventati l’autostrada, che è una strada ma molto più grande. Si chiama Salerno Reggio Calabria. Ma non è di questo che volevo parlarti.

Mia moglie ti farà il baccalà a Ciuredda. Lo ricordi? Pesce, pomodori, peperoncino, quello dei nostri, poi ancora cipolla e pane. Ma il punto è un altro, mio caro Carlo. Prima di tutto, i fascisti se ne sono andati, anche se, il podestà è sempre Luigino. Hai capito benissimo, mi riferisco a un altro Luigino, mica Magalone dei tempi tuoi. Ora, lo stipendio… lo danno a tutti, anche quelli che non fanno nulla. Pure i briganti sono spariti. Qui sono rimasti soltanto gli arbereshe e, oggi, che l’Albania è diventata turistica, se la tirano pure sbandierando le leggende sulle loro aquile e il loro Skanderbeg.

Vedi Carlo, la Lucania non è più terra di streghe e di malaria. Le zanzare, in estate, quasi non si vedono. A farci paura oggi sono i venti, soprattutto quelli che arrivano da Sud Est, dalle fabbriche di Taranto. Sono loro che ci portano la nuova peste: il cancro.  Ma le cose belle, oggi, vincono su quelle brutte. Matera è stata capitale della cultura e in Basilicata girano certe femmine… Giulia non è più il nome di una megera, ma quello di centinaia di nipotine. Di riti magici non si parla più. Anche qui, sono stati sostituiti con la medicina alternative, il reiki, lo yoga e lo Shiatsu…
Ricordatelo, così quando sarai qui, potrai gustarti un caffè, anche se servito da una femmina.