Vede Lidia.
Sono le 12,45, quando la mia carta fedeltà viene registrata dal lettore a raggi infrarossi dell’ipermercato.
Poi, la spesa inizia a correre sul nastro trasportatore. I prodotti sembrano barche a vela in una regata per turisti.
È sabato e la giornata mi sorride ancora.
Lucia, questo il nome che leggo sul cartellino identificativo della cassiera, passa i miei acquisti sopra il lettore. Lui registra tutto. Lo fa con discrezione. I suoi bip sono moderati. Ma non si scorda niente.
Quando arriva la scatola delle merendine, Lucia mi fulmina con lo sguardo. È incredula. I suoi occhi, scuri come un abisso, sono una condanna a morte. Paura e rimprovero: dicono proprio così. Mi sento già sul patibolo. Lucia ha un naso aquilino e capelli neri, lunghi all’infinito. Poi ha quegli occhi. Sono così espressivi.
Vede Lidia, pare scappata dall’harem di Solimano il Magnifico. Probabilmente, è solo di Barletta.
Vorrei chiederglielo, ma non posso. Nella democrazia del consumo, le domande personali sono stalking. È lecito solo informarsi sui prodotti, i loro prezzi, e le offerte in corso.
Attorno a me, il dibattito è già aperto. “Ha preso le merendine. Ma come fa a non sapere?”. Mi guardo intorno.
In ogni carrello c’è almeno una confezione di bon roll. I magazzinieri fanno la staffetta per rifornire il frigo del reparto carne.
C’era una grande offerta e me la sono persa, mi viene da pensare.
Pago il mio conto e saluto Lucia. ” Tieni durò, il turno è quasi finito”, le dico. Azzardo la battuta per fare il simpatico. Sono ancora allegro e spensierato.
Me ne vado alla guida del mio carrello. Vede Lidia, ai suoi tempi, gli uomini iniziavano a guidare le automobili e, da tempo, andavano a cavallo. Oggi, mettono un gettone, staccano la catena e conducono grandi cestelli di ferro con piccole ruote.
Al banco informazioni, il direttore sta parlando con il sindaco. “Curioso”, mi dico e, facendo finta di niente, origlio.
Ha ragione Lidia. Non si deve fare, ma io mi sono concesso questa debolezza.
“Il colpo di stato è maturo – dice il direttore – conosciamo gusti e consumi di tutta la nazione. Ed è grazie alle carte fedeltà. Governarli e imporgli le nostre scelte sarà una passeggiata”.
Il sindaco pare soddisfatto. Il direttore si lascia scappare una risata grassa e diabolica. Poi fa qualche esempio. “Grazie alle tessere fedeltà e ai prezzi scontati, li guidiamo già bene – dice- la signora Astolfo non acquista più pasta brisee? E noi gliela proponiamo su facebook e con messaggi su whatsapp, finché non la compra di nuovo. Ultimamente, la famiglia Galli sceglie soltanto i prodotti in offerta. È chiaro. E’ in difficoltà. Per non parlare dei Rossi. Quelli hanno quattro figli. Lo credo bene. Non acquistano preservativi da almeno 5 anni”.
Vede Lidia, mi da un po’ fastidio che sappiano che faccio la spesa sempre all’ora di pranzo. Già li vedo mentre dicono “il signor Marchina viene a quest’ora tutti i sabati perché è misogino e non vuole incontrare conoscenti”. Vede Lidia, non sono misogino, voglio solo fare in fretta alle casse.
Stia tranquilla, Lidia, non dirò a nessuno che quando la sua anima era legata a un corpo organico, lei era mia nonna. Non lo dirò perché mi piace pensare che qualcuno la creda una vecchia fiamma o un personaggio fantastico, l’amica immaginaria. Lei è come Aprilina per Bohumil Hrabal. Lei è la mia Aprilina.
“Il bon roll è in offerta e poi abbiamo iniziato a diffondere messaggi subliminali. Del resto è il preferito della futura Guida Suprema”. Il direttore e il sindaco proseguono a confessarsi.
È tutto molto chiaro. Presto, ci sarà una rivoluzione, cambierà governo. Loro sono complici.
“Chi non ha la carta fedeltà, viene controllato attraverso le strisciate con la carta di credito – illustra ancora il direttore – appena un tre per cento è fuori dalle nostre statistiche”.
“Percentuale irrilevante”, osserva il sindaco soddisfatto.
” Sì – prosegue il direttore – ma quelli li controlliamo ascoltando le loro telefonate che partono dal cellulare”.
Vede Lidia, ai suoi tempi, George Orwell aveva già immaginato il nostro mondo, ma lui le spese per spiare, le aveva previste a carico dello stato. E invece, cosa è successo? Gli strumenti li fanno pagare a noi. Ci picchiamo nei negozi delle compagnie telefoniche per arrivare prima e farci controllare meglio.
Poi, Lidia, mi si ghiacciano le vene. ” Già dopodomani, prenderemo i consumatori di bon roll con il cavalierato – dice il direttore – Contestualmente, inizieremo l’eliminazione fisica e sistematica di chi acquista ancora le merendine. Sempre che ci sia ancora qualcuno con il coraggio di farlo. Per farla sembrare meno tragica, inizieremo con la loro deportazione. Abbiamo preparato i campi di raccolta. Uno è a due passi da qui, proprio dietro quella collina”.
Il sindaco approva soddisfatto. Un commesso stappa una bottiglia di prosecco. E’ una bottiglia fuori frigo. E’ priva di condensa. Probabilmente è stato sottratto dalla corsia delle bevande. I due brindano. La gente entra ed esce da quel supermercato. E’ ignara di tutto.
Mi rendo conto di avere pochi giorni di vita. Vede Lidia, quando si conosce la verità, il buon umore passa in fretta. Poi, penso agli occhi terrorizzati della cassiera Lucia e all’arem di Solimano. Mi rendo conto che esiste ancora una speranza. Vede Lidia, alle volte bastano gli occhi di una cassiera a far tornare la voglia di vivere. Lidia, nel suo terrore, ho letto il desiderio soffocato di libertà. Forse non tutti desiderano questa dittatura.
E allora, quando è così, non è detta l’ultima. Ho pensato proprio a questo, Lidia. Prima di domani, devo trovare il modo di organizzare un’opposizione. Poi ho gettato nel cestino della raccolta differenziata la mia tessera fedeltà… E sono corso a casa per scriverle, mia cara Lidia.
Leave A Comment