Domenica mattina.

Entro in un bar della periferia di Torino. Alzo lo sportello della bacheca delle brioches e ne afferro una.

“Dottore, quella la lasci stare… Ora sto per sfornarne di nuove!”.

L’urlo terrorizzato del barista mi scuote e mi spaventa.

Lui sembra più impaurito di me.

Mi viene da ridere e gli rido in faccia.

Erano secoli che non m’imbattevo in una Luisona e, a quasi quarant’anni dall’uscita del personaggio letterario più riuscito e più celebre di Stefano Benni, pensavo non ne esistessero più.

Come recita l’introduzione di “Bar sport” (1977), “la Luisona è la decana delle paste e si trova nella bacheca dal 1959. Guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a fare le previsioni del tempo…”.

Nel raccontino di Benni, l’avventore, un avventato rappresentante di Milano, sarà punito per il suo atto malvagio. “Infatti fu trovato appena un’ora dopo nella toilette di un autogrill di Modena in preda a grandissimi dolori allo stomaco. La Luisona si era vendicata”.

Non è capitato a me. Sono stato fermato in tempo. Io, la Luisona l’ho solo toccata con un tovagliolo di carta. Del resto, viviamo un’altra epoca. I bar di oggi non possono permettersi denunce per intossicazioni alimentari. Quarant’anni fa, se capitava, ci si teneva il mal di pancia e arrivederci e grazie. Ma oggi, la reazione del cliente è sicura, con tutto quel che ne consegue: ispezione, ufficio d’igiene, nas…

Quello che non capisco è lo spirito. Ai tempi di Bar sport, le Luisone venivano lasciate in bacheca proprio con la speranza che qualcuno se le prendesse. Il barista anelava di venderle comunque, anche se vecchie.

Ma oggi? A cosa servono se uno viene poi prontamente fermato?

In un tempo in cui tutto è immagine e icona, sono soltanto delle demo in treddì.  Non c’è altra spiegazione.

Una volta la Luisona era generata da una necessità di portafoglio. Oggi è una comodità espositiva.

Perché allora non scriverlo sotto? Renderebbe davvero la bacheca delle brioches troppo surreale?

Dovessi metter di nuovo piede in quel bar, diventerei comunque sarcastico: “La meringa è un po’ sciupata oggi. Sarà il caldo”. Oppure: “ E’ ora di dar la polvere al krapfen”.. direi, tanto per tornare alla pagina di Benni. . Mi conosco, lo farei.

Ed è per questo che in quel bar non ci andrò più.